L’anima del paese:

Storia e Memoria

UNO SCRIGNO TRA I MONTI UMBRI

C’è un borgo, nascosto tra i boschi umbri, che è come uno “scrigno”, dove il filo della storia s’intreccia con una natura incontaminata e con un passato laborioso. Mulini, filande, sorgenti, arte e fede sono gli elementi che, integrandosi, delineano un paese: Rasiglia.

Situata nella Valle del Menotre, a soli 18 km da Foligno, Rasiglia è una ferita di roccia e sorgente, che si spacca tra faggete grigioverdi e cespugli di ginestre odorose. Un’oasi tra le montagne in cui un giorno, oltre mille anni fa, l’uomo decise che la pietra sarebbe diventata casa, l’acqua mestiere. L’origine del piccolo borgo, infatti, è rappresentata dalla sorgente Capovena, che nasce fendendo la terra proprio a monte dell’abitato e si dirama in canali che scivolano sul dorso delle case, lavorandone i fianchi ad ogni stagione.

L’ACQUA FONTE DI RICCHEZZA E DI ECONOMIA

La bellezza connaturata di questo luogo si è trasformata nel corso dei secoli in una ricchezza. Almeno fin dalla Signoria dei Trinci (XIV sec.), del cui passaggio rimane traccia nel rudere dell’antico castello, Rasiglia comincia infatti a contraddistinguersi per una fiorente attività mercantile, legata allo sfruttamento delle acque per la lavorazione di lane e pellami: nascono concerie, gualchiere da panno, filande, tintorie che, con i dovuti ammodernamenti, saranno attive fino al secondo dopoguerra. Nel suo periodo più fiorente, Rasiglia conta ben tre lanifici con annesse tintorie, tre mulini, un ufficio postale, una filiale della Cassa di Risparmio di Foligno, a riprova del cospicuo transito di uomini e merci attivo sul territorio. Ancora oggi, è possibile vedere e toccare con mano tutti gli antichi strumenti e macchinari che componevano l’intera filiera tessile: dalle cardatrici agli arcolai, dai telai lignei al più moderno telaio Jacquard, fino alla centralina idroelettrica dei primi del ‘900, situata proprio ai piedi della sorgente, necessaria ad alimentare i lanifici. Restano ancora intatti due mulini quattrocenteschi, l’antichissima gualchiera da panno, la straordinaria opera di ingegneria rappresentata da chiuse e canali che attraversano l’intero borgo.

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Un Paese di Molini e Lanifici

I Mulini

Fin dal XII sec. la straordinaria presenza di acqua aveva fatto di Rasiglia un paese di mulini e di mugnai. Gli ultimi, rimasti attivi fino al secondo dopoguerra, erano quattro:

  • Accorimboni
  • Angeli
  • Silvestri
  • Ottaviani

Rasiglia era così in grado di servire tutto il vasto territorio circostante.

La fantasia popolare, forse in riferimento al modo di essere e di servire degli stessi mugnai, aveva coniato delle particolari espressioni in base al rumore delle macine: al molino Angeli “lu saccu pe’ coscienza”, al molino Silvestri “chi sci, chi no”, al molino Ottaviani “tutti uguali, tutti uguali”.

L’acqua investiva le pale che permettevano di azionare la macina in pietra. In genere i molini erano provvisti di due macine, una per il grano e l’altra per il mais e i cereali. Una volta frantumato, il grano veniva raffinato attraverso il “buratto”, un cilindro rivestito di finissima seta che separava la farina dalla crusca. Ogni macina poteva lavorare in un’ora fino a tre quintali di cereali.

ph. Luca Ferretti

I Lanifici

Che Rasiglia fosse paese di pastori non poteva dirsi, però ogni famiglia aveva il suo gregge i cui prodotti erano sufficienti alla sua economia… quand’era maggio si procedeva alla tosatura della lana con le forbici di lamiera, larghe, nere, enormi, sotto l’arco di Appollonia in genere, durante la meriggia, o dietro ai pagliai…

Così scrive Vanda Tonti nel suo “Tanto è mercante chi guadagna, tanto è mercante chi rimette” in cui riferisce, con il sentimento della vita vissuta, le vicende, la realtà e le tradizioni della comunità di Rasiglia.

La lana tosata, una volta arrivata nei lanifici, veniva filata, tinta e tessuta attraverso passaggi successivi, finché si confezionavano le pezze pronte da vendere o si realizzavano, con disegni complessi e raffinati, bellissime coperte da letto.

Due erano i lanifici attivi a Rasiglia fino al secondo dopoguerra:

  • Tonti
  • Accorimboni
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