Il Presepe vivente

L’impegno profuso individualmente per allestire ed interpretare i singoli momenti della vita dei primi del `900, produce un’animazione collettiva e corale, che riconduce il paese alla propria identità.
I muri e l’acqua si riappropriano dell’anima e dell’architettura del borgo originario, composto da edifici la cui organizzazione spaziale connota in maniera marcata la classica articolazione delle costruzioni rurali, basata sull’intreccio di attività socio-economiche diverse che, tutte insieme, garantivano un ciclo continuo di minime produzioni, ovviando, in questo modo, alla scarsità delle disponibilità naturali e all’esiguità del ciclo degli scambi locali: la terra, la casa, le cose, la natura, il lavoro tra autonomia ed interdipendenza.
Gli abitanti di Rasiglia, riproponendo le scene dell’allora vita quotidiana, che era scandita dalla ricerca delle scarse risorse rispetto alle necessità, si ritrovano gli uni con gli altri attorno ai valori della difesa della vita e della dignità del lavoro.
La natività che è vita, il lavoro che è diritto, insieme fanno il diritto alla vita. Questo concetto è il filo conduttore nelle due giornate di rappresentazione che si effettuano il 26 dicembre e il 6 gennaio, giornate in cui un paese si fa presepe e la forma diventa sostanza e valorizzazione del Vangelo.
arrotino
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